Archivio | gennaio, 2010

Un nuovo test per la contaminazione dell'acqua

29 Gen

Un semplice test per misurare se l’acqua che si beve è pura o contaminata Utile senz’altro in diverse situazioni; magari in viaggio se non si è sicuri che l’acqua che si sta per bere sia potabile, ma anche per controllare l’acqua che esce dal rubinetto o dal pozzo di casa.

È una semplice strisciolina di carta che, impregnata con nanotubi di carbonio è in grado di rilevare una tossina prodotta da alghe e batteri nell’acqua potabile.  L’hanno creata gli ingegneri dell’Università del Michigan per un progetto a livello mondiale che ha coinvolto anche la Cina. Sta comodamente in tasca e si presenta come un semplice ed economico test per stabilire se l’acqua è stata contaminata o meno dalla microcistina-LR, una sostanza secreta dai ciano-batteri o alghe blu-verdi.
Il tutto si esegue velocemente – ben 28 volte di più che non i test classici, più complicati – e in tutta sicurezza. Secondo il dr. Nicholas Kotov, professore dei dipartimenti di Ingegneria Chimica, Ingegneria Biomedica e Scienza dei Materiali e Ingegneria, con il nuovo test che ha le dimensioni di un test di gravidanza da fare in casa, si potranno avere i risultati in soli 12 minuti.
«La sicurezza dell’acqua potabile è una questione di vitale importanza in molti paesi in via di sviluppo e in molte parti degli Stati Uniti. Abbiamo sviluppato una tecnologia semplice ed economico per rilevare le tossine» ha dichiarato Kotov.
Il test è rapido e semplice, ma ha un nome lungo e porta con sé un nome complicato: “Simple, Rapid, Sensitive and Versatile SWNT-Paper Sensor for Environmental Toxin Detection Competitive with ELISA”.

Un saluto ad Alberto.

27 Gen

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… e il pezzo è finito. Arrivederci, Direttore.

Reportage dall'estero: Sierra Leone /3

25 Gen

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La cucina della Sierra Leone è  praticamente sconosciuta. E ci sono delle buone ragioni, visto i suoi gusti forti e particolari, difficilmente apprezzabili d un palato occidentale.

La Sierra Leone è un paese poverissimo e dalle abitudini alimentari decisamente diverse dalle nostre.

Ad esempio la colazione, per noi a base di dolci, per loro vuol dire pane, sardine (in scatoletta) e maionese.

Il loro piatto forte è il riso, che consumano una volta al giorno ed è pasto unico. Viene servito con vari tipi di condimento. Potrà infatti essere mangiato con una specie di pesto (ovvero foglie di cassava ,tubero simile alla patata americana, unite all’olio di palma che ha un sapore molto più forte dell’olio d’oliva). Altro condimento che si incontra spesso è la Grounut soup, composta da arachidi, pomodoro, pesce, carne di pollo e l’immancabile olio di palma.

In Sierra Leone poi non mancano neppure gli alcolici. Nella capitale si può trovare la birra Star ed in tutto il paese il poio, ovvero il vino di palma. Attraverso delle taniche appese alle palme viene raccolto questo “olio” che viene lasciato fermentale diventando perciò molto alcolico.

Gesualdo Bufalino sulla Sicilia

22 Gen

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Terra di pastai e di pasticcieri, la Sicilia. E non senza ragione. Poiché qui l’alimentazione si connette per mille tramiti al giuoco e alla festa, il rito del mangiare si articola secondo dimensioni che non si esita a chiamare teatrali. Non solo, ma essendo essa, quasi altrettanto che non il sesso, esca di desideri, rinunzie, interdizioni, deroghe, miserie, magnificenze, ne viene perfino al linguaggio una ricchezza ineffabile, succulenta, a gara con la stessa variopinta ricchezza delle spezie e delle pietanze.

Si potesse – ma è purtroppo soltanto una scherzosa ipotesi trimalcionesca – comporre per un unico pasto di ciclope un menu che comprendesse tutta, nessuna esclusa, le sublimità della cucina isolana…Si potesse, senza morirne, gustare uno dopo l’altro, dagli stuzzichini alla frutta, i piatti e intingoli eccellenti d’ogni nostra contrada, a cominciare dai maccheroni con le sarde a finire con i dolci detti golosamente “minni di vergini” (seni di vergine)… Intercalando fra gli uni e gli altri cento diverse portate di paradiso come il “cuscusu” trapanese, il pescespada messinese “alla ghiotta”, la costata di maiale chiaramontana. Innaffiando il tutto con generose bottiglie di moscato di Pantelleria, di Corvo di Salaparuta…

G. Bufalino, La luce e il lutto, 1988, Sellerio Editore, Palermo.

Quando è meglio pigliare pesci

21 Gen

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L’American Journal of Clinical Nutrition ha pubblicato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del King’s College di Londra, guidato da Emiliano Albanese,  che dimostra come il consumo di pesce diminuisca il rischio di demenza.

Gli studiosi hanno raccolto dati sulle abitudini alimentari di un campione di quasi 15.000 persone provenienti da Cina, India, America Centrale e Meridionale.  Dall’analisi si osserva come l’insorgere di questa grave patologia sia meno probabile in soggetti che assumono regolarmente pesce.

Tale evidenza deriva dal fatto che i prodotti ittici (in particolare il salmone, lo sgombro ed il tonno) sono ricchi di grassi Omega-3 che svolgono una funzione protettiva delle cellule nervose limitando l’infiammazione e prevenendo la formazione delle placche amiloidi che si riscontrano nel cervello dei malati di Alzeheimer.

Un piatto senza spezie è un giardino senza fiori

18 Gen

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Uno studio della Smell & Taste Treatment Research Foundation, diretta dal dottor Alan Hirsch ha recentemente dimostrato come l’assunzione di alimenti speziati,  determini una più rapida insorgenza del senso di sazietà rispetto alle pietanze non insaporite.

L’equipe del dottor Hirsch ha preso in esame un campione composto da 2.400 adulti, obesi e sovrappeso. Tali soggetti sono stati preliminarmente suddivisi in due gruppi: il primo ha ricevuto, per un periodo di sei mesi, delle pietanze insaporite (con sale e zucchero), mentre i medesimi alimenti, destinati al gruppo di controllo, non sono stati insaporiti. Alla fine del periodo osservazione, il team di Hirsch ha riscontrato come il gruppo che aveva assunto i cibi più salati e zuccherati ha evidenziato perdite di peso più significative, rispetto al gruppo di controllo.

Al riguardo, i ricercatori rilevano come siano necessari ulteriori studi per avere piena comprensione del fenomeno. Sicuramente, i sapori speziati sono in grado di mandare dei segnali di sazietà al cervello. E’ probabile che “gusto e olfatto giochino un ruolo essenziale: ecco perché il secondo boccone è più gradevole del primo”. Se al contrario la percezione dei sapori risulta dimidiata, il senso di sazietà arriverà successivamente.

I broccoli contro lo smog

16 Gen

Una corazza contro smog e fumo di sigarette. E’ quanto viene proposto da una ricerca dell’Università di Milano, diretta dalla dottoressa Porrini e pubblicata da “Nutrition and Cancer”.

Secondo la dottoressa ed i suoi collaboratori, l’armatura è rappresentata dal broccolo, ma vanno ben distinguendosi anche cavolfiori, cavolini di Bruxelles, rape e cavolo nero. Tali vegetali contengono infatti gli isocianati, dei composti aromatici comprendenti zolfo, responsabili del loro odore tipico e micronutrienti importanti come la vitamina C, B, PP, provitamina A e minerali quali calcio, fosforo, ferro e potassio. Tutti questi elementi, uniti in un’unica verdura contrastano i danni all’organismo: non solo quelli di inquinamento e fumo di sigaretta, ma anche di eccesso esposizione ai raggi ultravioletti e di cattiva nutrizione.

Per far trovar riscontro alla teoria i ricercatori hanno lavorato con 20 volontari, maschi adulti fumatori e non. Ad essi è stata somministrata una dieta con 200 grammi di broccoli, per 10 giorni. Alla fine del periodo di test-osservazione, si è notato come il sulfurafane (un isocianato) fosse in grado di migliorare la protezione del DNA ed il contrasto allo stress ossidativo. E tale azione era particolarmente evidente nei soggetti fumatori.

Circuito

14 Gen

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MARATONA CINEGASTRONOMICA

IV EDIZIONE: Il piacere del cibo sugli schermi ed a  tavola…

presso il patronato dei Frari, Venezia

Reportage dall'estero: Sierra Leone /2

12 Gen

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Feuerbach scrisse: “ Noi siamo quello che mangiamo”. Ebbene se ciò e vero siamo anche quello che beviamo. Senza acqua non potremmo vivere. Il nostro corpo e fatto dell’80% di acqua.

Tutti siamo a conoscenza della sua importanza. E tutti siamo a conoscenza di quei paesi che quell’acqua non ce l’hanno, della siccità ecc. Ma cosa sappiamo di quei paesi che di acqua ne hanno in abbondanza, ma alla quale la gente non ha accesso? È il caso della Sierra Leone, paese la cui terra di certo non manca di nulla ( dall’acqua ai diamanti).

La percentuale di malattie che si aggira minacciosa tra i sierra leonesi è altissima ( la mortalità infantile è di un bambino su cinque). E un pozzo significa diminuire il diffondersi di queste malattie del 60%. Ma allora perché non si costruiscono i pozzi? Penserete voi.

Per costruire un pozzo ci vogliono materiali, soldi. E in Sierra Leone la gente deve già a pensare ad arrivare a fine giornata, soldi da mettere da parte per costruire un pozzo non ce n’è. E forse manca anche l’istruzione di base per sapere che un pozzo può salvare delle vite.

Intervista a chilometri zero

9 Gen

Dopo aver parlato di alimentazione e delle tematiche del sottovuoto, è il momento di soffermarci sul “primo” protagonista della nostra alimentazione: il contadino.

La definizione è quella scelta da Diego Bidogia responsabile, proprietario dell’omonima azienda agricola di Noventa di Piave per la produzione di ortaggi con sistemi ecocompatibili e vendita diretta…
“in queste poche parole, ci spiega Diego, c’è tutto il senso dell’attività dell’azienda. Un azienda legata al territorio che propone prodotti che appartengono alla storia ed alla memoria della nostra terra”

L’azienda agricola Bidogia è una delle protagoniste del mercatino “chilometro zero” che in piazza Rizzo a San Donà dà spazio a tutti i prodotti locali:

“Sono iniziative positive,un po’ faticose per le aziende famigliari – commenta Diego Bidogia – ma sono momenti di nuova comunicazione verso il consumatore ed un mezzo indiretto per tenere le nuove generazioni legate a quel bene prezioso che è la terra”

Nuove generazioni delle quali Diego Bidogia è un esempio: ha continuato ed arricchito una tradizione famigliare, coltivando anche la passione per la conservazione dei ricordi del passato. Nella soffitta della casa colonica di Noventa, c’è una sorta di piccolo museo della cultura contadina che raccoglie preziosi e interessanti reperti della storia delle terre del Basso Piave: “E’ un lavoro duro, la scelta della produzione propria e della vendita diretta è molto faticosa, ma credo sia l’unica speranza per la nostra agricoltura. Di certo non mi considero un prigioniero del passato: in una visione ecocompatible uso macchinari e sostanze adeguate per garantire una produzione di qualità: il mercato è molto cambiato, l’esigenze dei clienti sono molto variegate ed una soluzione, anche se può apparire una contraddizione, è il sottovuoto. Certo vendo prodotti freschi, ma il mio cliente ha bisogno, in una economia di scala e stagionale, di conservare. Il sottovuoto è lo strumento che garantisce la perfetta conservazione degli ortaggi che con tanto scrupolo e passione io coltivo. L’esempio più clamoroso è il principe dei miei campi: l’asparago, un verdura di una stagionalità “secca”: senza il sottovuoto, come potremo garantirlo per tutto l’anno?”. Domanda retorica, senza il sottovuoto non si potrebbero gustare asparagi nei menù delle feste.